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Fotosafari nel regno degli animali in Tanzania.

Incontro con la straordinaria varietà di una natura africana senza filtri, dai grandi parchi e riserve occidentali fino a quelli meno battuti nella parte meridionale del paese.

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A sud dell’Equatore la dimensione di “sconfinato” prende forma in un territorio grande tre volte l’Italia tra tramonti infuocati e silenzi inviolati.
Siamo in Tanzania, meta custode di alcune tra le aree protette più celebri del pianeta dove la biodiversità è talmente elevata che ancora oggi è possibile scoprire specie non ancora conosciute dalla comunità scientifica. 
Un patrimonio incontaminato ma fragile, minacciato da bracconaggio, disboscamento, agricoltura e urbanizzazione, che trova la propria tutela nei quindici parchi nazionali governativi e numerose riserve che in un’ottica di conservazione riescono a tutelare il 28% della sua superficie.
Una varietà di ecosistemi straordinaria: zone montuose ricoperte da fitte foreste dove svetta primo fra tutti il Kilimanjaro, pianure erbose che ricoprono la più grande caldera intatta del mondo, altipiani circondati da laghi tra cui il famoso Lago Vittoria o il più profondo del continente africano Lago Tanganica. Oltre ottocento i chilometri di costa bagnata dall’Oceano Indiano, che non regala però spiagge da sogno come quella kenyota e per paradisiaci soggiorni mare bisognerà tuffarsi nel vicino arcipelago di Zanzibar.
La Tanzania, proprio per questa sua varietà e ricchezza dal punto di vista di flora e fauna, è considerata la meta per eccellenza per safari memorabili.
Per orientarsi al meglio tra la parte nord del paese, dove è possibile scoprirne i luoghi di maggior interesse turistico via terra con una settimana di tempo a disposizione, e la remota area a sud fuori dalle solite rotte poiché raggiungibile solo in aereo, condividiamo una selezione essenziale dei parchi e delle riserve della Tanzania da non perdere per chi sta programmando la sua prossima partenza.


NEL PARCO DEI GIGANTI DEL TARANGIRE
Sesto parco per dimensioni della Tanzania, situato nella parte settentrionale del paese, che deve il proprio nome al fiume fulcro attorno al quale si sviluppa un delicato ecosistema di paludi e pianure alluvionali. L’intera area, estremamente verdeggiante e punteggiata di enormi baobab, è habitat ideale per gnu, zebre, taurotraghi, antilopi d’acqua, kudu minori e maggiori, bufali, giraffe, gazzelle e anche una certa quantità di gerenuk, l’antilope giraffa ma soprattutto elefanti. Il Tarangire fu fondato nel 1970 proprio per proteggere i pachidermi durante la difficile stagione secca. Nella stagione delle piogge (novembre/dicembre e marzo/maggio) quando gli animali si spostano verso le aree esterne del parco, l’intera zona resta comunque un paradiso, soprattutto per appassionati di birdwatching, grazie alle oltre 500 specie diverse di uccelli e quasi 50 delle oltre 80 specie di rapaci presenti in Africa Equatoriale.


FENICOTTERI E LEONI NEL PARCO MANYARA
Al confine della Rift Valley e l’omonimo lago, sulla strada tra il cratere di Ngorongoro e il Serengeti, si svela un piccolo gioiello che vanta la maggior densità di biomassa al mondo. Savana, paludi e foreste abbracciano le acque alcaline del Lake Manyara, giudicato da Ernest Hemingway uno dei più belli di tutta l’Africa, che durante la stagione delle piogge occupa quasi un terzo della superficie totale del parco. Numerose le specie avifaunistiche presenti ma sicuramente molto scenografiche le nuvole rosa di fenicotteri che catturano i click dei fotosafari. Qui è possibile ammirare anche l’unica specie di leone che si arrampica sulle acacie. Questi alberi ne diventano la loro dimora durante il periodo delle precipitazioni.


IL FASCINO PRIMORDIALE DELLA NGORONGORO CONSERVATION AREA
L’immensa caldera del Ngorongoro Crater da sola vale il viaggio: pareti alte 700 metri con un diametro di 18 chilometri, la cui origine risale all’attività vulcanica degli ultimi 25 milioni di anni, che vanta la maggiore densità di fauna selvatica della terra. All’interno del cratere si possono trovare molti degli ambienti tipici della Tanzania e una grande concentrazione di animali selvatici tra cui un’importante popolazione di rinoceronti neri. 
Un crescere di emozioni che culmina nella spettacolare gola di Olduvai, nel cuore della Rift Valley e uno dei più importanti siti archeologici africani. Scoperto durante una fortuita caccia alle farfalle dall'entomologo tedesco Wilhelm Kattwinkel nel 1911, il sito mise in luce una serie stratigrafica databile a qualche milione di anni fa. Gli scavi iniziarono negli anni Trenta con Louis Leakey e proseguono tuttora sotto la supervisione della famiglia Leakey. Nel 1959 venne qui rinvenuto il cosiddetto Australopithecus boisei o Zinjanthropus, mentre nel 1972 furono scoperte le famose orme di Laetoli, impronte fossilizzate di ominidi risalenti a circa tre milioni e mezzo di anni fa. I ricercatori hanno stabilito che la base dei sedimenti del canyon, estremamente profondo e ripido, possa risalire a oltre due milioni di anni fa.


LE PIANURE DEL SERENGETI E LO SPETTACOLO DELLA GRANDE MIGRAZIONE
Primo parco nazionale della Tanzania dal 1951, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità, riserva della biosfera oltre che una delle Sette meraviglie naturali dell’Africa. Proprio come si evince dal significato del suo nome nella lingua masai locale, letteralmente “pianura sconfinata”, quest’area protetta si estende a perdita d’occhio per una superficie di quasi quindicimila chilometri quadrati tra il Lago Vittoria e il confine con il Kenya con altitudini che variano dai 950 ai 1.850 metri sul livello del mare. In questo ecosistema di paesaggi variegati, dalle colline del nord alle rocce granitiche (kopjes) alla sterminata savana, lo sguardo si perde verso l’orizzonte offrendo possibilità per l’avvistamento di animali senza uguali in Africa. 
Ma nella parte meridionale del parco, strettamente legato all’andamento delle piogge stagionali, ha inizio un momento eccezionale per chi ha la fortuna di assistervi: il movimento circolare della Grande Migrazione che da qui si si sposta a Ndutu e nella Ngorongoro Conservation Area, dove le mandrie di gnu si radunano per dare alla luce i cuccioli tra gennaio e marzo.
È un fenomeno di numeri da far girare la testa quello che incessantemente ogni anno si ripete coinvolgendo 1.500.000 gnu, 360.000 gazzelle di Thomson, 190.000 zebre e 12.000 taurotraghi. Due milioni di erbivori che si spostano circolarmente compiendo una marcia di circa mille chilometri alla ricerca dei verdi pascoli dove l’erba sia fresca e nutriente e che indirettamente coinvolgono nella loro marcia incessante per la sopravvivenza anche grandi predatori quali leoni, iene, leopardi, ghepardi, sciacalli e avvoltoi.
Proprio come nei documentari gli animali si spostano per un viaggio così lungo e pericoloso in cerca di cibo perché la fitomassa consumata da tutti questi esemplari è troppo elevata affinché un solo pascolo possa soddisfare le esigenze alimentari di branchi così numerosi. La palatabilità delle erbe dei pascoli dopo le piogge è superiore a qualsiasi altra zona del bioma savana. Pertanto, nei mesi da dicembre a marzo, quando le diverse specie danno alla luce i loro piccoli vanno alla ricerca di praterie con erbe basse che germogliano dal suolo ricco di sali minerali, fondamentali nella dieta delle madri e dei cuccioli attraverso l’allattamento e dopo lo svezzamento. Inoltre, soprattutto zebre e gnu che necessitano di bere quotidianamente, cercano quindi l’acqua lungo i fiumi e nelle numerose pozze d’acqua create dalle abbondanti piogge.

IN VOLO VERSO SUD NEL PARCO NAZIONALE DI RUAHA
Unica area protetta della Tanzania dove è possibile osservare flora e fauna sia dell’Africa Orientale che Occidentale deve il suo nome al fiume che la attraversa. Anche qui gli ecosistemi sono molteplici ed influenzati dalle diverse latitudini poste tra i 750 e 900 metri. Una varietà che si riflette nella ricchezza di specie animali che in questi territori incontaminati trovano rifugio: ippopotami, coccodrilli, bufali, impala, facoceri, giraffe, cobi dell’ellisse, zebre, gazzelle ed antilopi, leoni, leopardi, iene e sciacalli ma anche ghepardi, dik-dik, kudu maggiori ed oltre 370 specie di uccelli alcune delle quali endemiche. Durante la stagione secca le rive dei fiumi pullulano di vita e rendono l’esperienza dei safari unica e indimenticabile.
Istituito nel 1964 è, soprattutto, un vero regno degli elefanti con oltre ottomila esemplari.


IL SELOUS, LA RISERVA NATURALE PIÙ VASTA DELL’AFRICA
Annoverata dall’UNESCO tra i Patrimoni dell’Umanità, occupa una superficie immensa grande quasi come la Svizzera. La sua storia ha inizio nel 1905 quando il governo coloniale tedesco ne fece una riserva di caccia, mentre deve il suo nome al Capitano Frederick Courtney Selous, famoso naturalista, che morì in questa regione durante la Prima Guerra Mondiale combattendo contro l’esercito coloniale tedesco. Lontano dai circuiti del nord, il Selous è una terra ancora selvaggia ed inesplorata dove la natura si presenta al suo stato primordiale. Classici safari in veicoli 4x4 aperti, escursioni in barca, senza dimenticare le passeggiate naturalistiche a piedi ti permetteranno di immergerti a 360° nella magica bellezza naturalistica della varietà di scenari della riserva che spaziano dalla calda savana africana, alle foreste, ad ambienti fluviali. Elefanti, bufali, giraffe, ippopotami e quasi quattromila leoni renderanno ogni uscita un’emozione indescrivibile!

I PRIMATI DEI MONTI MAHALE
La Tanzania non si esaurisce nei soli “Big Five” – leoni, bufali, elefanti, rinoceronti, leopardi - e sorprende nuovamente il viaggiatore grazie all’incontro ravvicinato con gli scimpanzé in un piccolo parco inaccessibile via terra sulle sponde del lago Tanganyka, situato all'estremità occidentale del Paese. Un percorso che sui monti Mahale, così come nel più turistico Parco Gombe, attraversa quella foresta pluviale che si alterna a bambù alpino, habitat ideale per poterli ammirare in libertà. I ranger che guidano l’esperienza di osservazione ne descriveranno le abitudini e le tracce lasciate mentre ci si inoltra nella fitta vegetazione. 


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