A TU PER TU CON Damien Tamburo
Product Manager e titolare presso America World
Stati Uniti d’America … e subito la mente corre a New York e Los Angeles, Hollywood e l’Oscar, la musica jazz - rock ‘n roll - country e blues.. e naturalmente alle praterie e al Far West e ai tanti film ormai leggendari di John Ford.
E allora leviamoci subito il dubbio. Ma tu tenevi per i cowboys o per i pellerossa?
Ovviamente per i pellerossa. Tendenzialmente sto dalla parte dei più
deboli e non è un caso se anche nel calcio tifo per una delle due
squadre del capoluogo piemontese, per l’esattezza l’altra,
quella meno forte, ma con un gran cuore …
Battute a parte, il popolo pellerossa è unico al mondo, con le sue
usanze, tradizioni e la fierezza che li contraddistingue. Per questo motivo
abbiamo creato un tour per i soci del Touring Club Italiano, “Il
Grande Cerchio”, che consente di imparare qualcosa in più sul
mondo dei nativi americani. Un viaggio molto intimista, che tratta di
tribù, di sciamani e dei loro riti, snodandosi tra i grandi parchi
nazionali americani e le terre indiane, arrivando fino al New Mexico e a
Mesa Verde, con il pueblo scavato nella roccia e Durango, in Colorado, che
permette di rivivere un’atmosfera da Far West.
Non sarà l’unico nuovo itinerario, vero? Un altro viaggio che presentiamo in anteprima è “Sulle orme della Route 66”, un viaggio inedito perché ripercorre da Chicago a Los Angeles alcuni dei punti più caratteristici della R66 passando per St. Louis, Santa Fe e Williams, alternando la visita dei parchi più famosi. Tra le chicche, una tratta di un treno storico dal Grand Canyon a Williams, una delle città più importanti della Route 66 con pernottamento nello storico Grand Canyon Railway hotel.
Sei sempre stato affascinato dagli Stati Uniti?
A dire il vero, il mio sogno è sempre stato il Giappone, perché
da bambino ero affascinato dai cartoni animati giapponesi e dai manga, e
dalla loro cultura, così lontana da quella occidentale. Però mi
ricordo che da bambino ero un grande appassionato delle Avventure di Tom
Sawyer, di Mark Twain e probabilmente già fin da lì ho cominciato
a maturare il mio interesse per l’America.
Crescendo, ho cominciato a seguire e ad appassionarmi agli sport americani,
il football americano e il basket. Ero un po’ fuori dal coro,
rispetto ai miei coetanei che consideravano soltanto il calcio. Poi mi sono
appassionato al windsurf, che pratico ancora naturalmente, insieme al
tennis che oggi è la mia passione.
Da giovane ho praticato windsurf in California e alle isole Hawaii e sono
rimasto letteralmente folgorato dallo stile di vita della west coast
americana. Diciamo che quando ho iniziato a viaggiare per gli States, ho
capito che una volta che entri in contatto con questa destinazione, non ne
puoi più fare a meno. Appagano tutti: da chi cerca spazi immensi alle
città glamour e chic, alla storia e cultura, lifestyle e innovazione
continua. Ognuno trova la sua America.
Davvero ognuno trova ancora la sua America? Ma gli Stati Uniti rappresentano ancora un mito? Assolutamente sì. Dal punto di vista puramente del viaggio resta la destinazione più visitata, soprattutto è ancora la prima scelta tra le destinazioni predilette da chi viaggia lontano per la prima volta. Più o meno tutti sognano di andarci e tanti ci vanno più volte perché si tratta di un territorio immenso, che necessita di più visite. Sono anche consapevole che le nuove disposizioni della legislatura Trump hanno creato un po’ di disaffezione, soprattutto per la macchinosità dei controlli in ingresso. La prima impressione per chi arriva non è proprio positiva, ma poi passa tutto. Qui trovi ancora luoghi autentici e la gente, soprattutto nelle province, è disponibile e pronta a tenderti una mano. Ricordo ancora una volta che sono rimasto a corto di benzina in una zona abbastanza isolata e il poliziotto che mi ha soccorso mi ha regalato una tanica di benzina …
Ma ci sono ancora cose nuove da vedere negli States? Per assurdo, ciò che può sembrare già visto e scontato è in piena attività di cambiamento ed espansione. E mi riferisco a due atout che risultano essere sempre tra le prime richieste di visita nel Paese, come i grandi parchi nazionali che si stanno ulteriormente attrezzando per offrire un servizio ancora più puntuale e personalizzato, e New York. La City resta sempre la regina incontrastata del Paese: oggi non significa più soltanto alloggiare a Manhattan, perché Brooklyn, Queens, Long Island e gli altri quartieri offrono non soltanto sistemazioni di alto livello, ma gallerie d’arte, esposizioni, ristoranti di prestigio e una vita sociale e notturna ricchissima. E anche Manhattan sta cambiando aspetto: se la High Line è da poco diventata realtà, oggi si parla già di Low Line, un percorso sotto la città, un tunnel che sarà trasformato in una lunga passeggiata tra gli alberi, con luce filtrata dall’esterno. E presto ci sarà un nuovo grattacielo, con il 4° osservatorio della città. New York non sarà mai una destinazione turistica scontata, perché è in continuo rinnovamento.
E oltre a New York?
A mio parere sarà la volta degli stati del sud degli USA, come
Lousiana, Mississipi, Tennessee, Kentucky, Alabama, Arkansas, Georgia,
South Carolina. In inverno possono vantare un clima eccezionale, e sono
ricchi anche dal punto di vista culturale. A Memphis c’è
il Museo dei Diritti Civili, davvero magnifico, che ospita una collezione
di documenti e una cronologia dettagliata che ripercorre le fasi della
lotta per la libertà degli afro-americani, fino agli Anni Sessanta. Il
sud ha storia, cultura civile e musicale, qui si apprezza la vera musica,
blues, jazz, funky, bluegrass, gospel … e anche la cucina è
straordinaria, un mix tra la cucina creola originaria dai cuochi portati
dall’Europa che cucinavano piatti tradizionali con materie prime
locali e quella kajun, che arriva invece dai canadesi che si sono stabiliti
in Louisiana, la cui gastronomia si basava su frutti di mare e pesce.
Ma penso anche ad altre splendide mete emergenti, nel nord del Paese, come
l’Oregon e lo stato di Washington: per esempio la grande baia
che tocca Seattle e Vancouver in Canada, è splendida per le foreste e
per le spiagge incontaminate.
Insomma, ci sarà sempre una motivazione per visitare gli States! E per creare nuovi itinerari, non è vero? Assolutamente sì. Un continente così vasto e vario riserva sempre delle belle sorprese. Infatti, ogni anno aggiungiamo sempre qualche nuovo tour e delle esperienze insolite.
Tornando a te, tra gli scrittori americani, ce n’è qualcuno che preferisci? Leggo un po’ di tutto, ultimamente dei saggi americani. L’ultimo che ho letto, e che consiglio, è stato un regalo di un collega newyorchese, The Traveler’s Gift di Andy Andrews. Il personaggio principale viaggia nel tempo e incontra personaggi importanti nella storia dell’umanità che dispensano degli utili consigli.
Chiudiamo con la musica, quali sono i tuoi cantanti preferiti, ovviamente made in USA? Ogni viaggio negli States ha la sua colonna musicale e si può spaziare tra tantissimi generi. Personalmente tra gli artisti musicali che hanno lasciato il segno nel passato, io scelgo Elvis Presley e tra quelli della mia generazione i Red Hot Chilli Peppers. Ricordo l’estate del 1977, quando avevo 6 anni e mia madre mandò un mazzo di fiori tramite Interflora per il funerale di Elvis …