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Turchia


Storia

La prima grande civilizzazione nel territorio dell'odierna Turchia fu quella degli Ittiti, antico popolo di lingua indoeuropea proveniente forse dal Caucaso, che si insediarono in Anatolia a partire dalla metà dell'Età del Bronzo (1900-1600 a.C.). L’impero Ittita diede vita a una delle più significative civiltà del Medio Oriente. Spostarono la propria capitale da Alacahoyuk ad Hattusa ed il loro dominio arrivò fino all’Egitto, laddove si scontrarono con l’esercito del Faraone Ramsete II. Questo impero raggiunse l’apice con il Re Shuppiluliumas I, il più grande re della storia Ittita. L’impero cominciò a cadere dal momento in cui gli Achei attaccarono la città di Troia nel 1250 a.C. e anche a causa delle pressioni di varie civiltà rette in modo autonomo ed in perenne stato di guerra.  

Da sempre i Persiani avevano idee espansionistiche verso l’Anatolia e le città costiere d’origine greca, il loro sogno era inoltre quello di conquistare lo sbocco sul Mediterraneo. Furono molti i loro tentativi militari di conquista, ma vennero tutti respinti dalle forti capacità difensive delle popolazioni che si susseguirono. Con l’arrivo del sovrano e condottiero persiano, Ciro il Grande, nel 550 a.C., la Persia riuscì ad invadere l’Anatolia dell’est. Nel 480 a.C. il discendente di Ciro il Grande, Serse, perse la supremazia conquistata dalla dinastia persiana. Il loro dominio ebbe fine nel 334 a.C., con l’arrivo di un nuovo potente esercito, quello di Alessandro Magno ed i suoi macedoni, che avevano l’iniziale proposito di liberare l’Anatolia dai persiani. Alessandro conquistò tutto il Medio Oriente, dalla Grecia all'India. Il suo dominio, però, non durò molto a causa della sua morte, avvenuta all’età di 33 anni. Non essendoci alcun successore, l’enorme impero da lui creato fu diviso dai suoi generali provocando una serie di guerre interne. Tuttavia l’intento di Alessandro di liberare l’Anatolia dal dominio persiano era pienamente riuscito. In Anatolia nacque una fitta rete di cittadinanze municipali, istituite sull’attività del commercio come da tradizione greca. A distinguersi fra tutte fu la città di Pergamo, intorno alla quale sorse un regno di sovrani che furono abili governatori.

Con la morte dell’ultimo re di Pergamo, Attalo III, non avendo egli successori maschi, lasciò in eredità il regno ai Romani nel 133 a.C.. Fu così che i Romani ottennero anche tutto il territorio affacciato sull’Egeo e sul Mediterraneo, con le splendide città Efeso, Mileto ed altre bellissime metropoli, assumendo ruoli strategici e commerciali. Come loro consuetudine, i Romani costruirono strade, ponti, acquedotti, città, terme e incentivarono l’agricoltura nei terreni paludosi nelle loro nuove colonie. La sovranità romana garantì prosperità e una relativa pace per almeno tre secoli, creando le condizioni ideali per la diffusione del cristianesimo.

Nel III secolo l’affermazione del cristianesimo fu accompagnata dal lento declino dell’Impero Romano. Diocleziano tentò di rafforzare l’impero dividendolo in due unità amministrative, una orientale e una occidentale, ma questa divisione provocò solo una lunga guerra civile che si concluse con la vittoria di Costantino. Nel 330 d.C. Costantino, per esigenze politiche e militari, trasferì la capitale dell’Impero Romano a Bisanzio, antica città sul Bosforo, che prenderà in seguito il nome di Costantinopoli. Costantino in tal modo pose i fondamenti della capitale di un Impero che nel corso della sua esistenza riuscì a fondere insieme la fede cristiana, la civiltà e l’arte di governo romana. Questo Impero, al culmine del suo splendore, arrivò a dominare dallo stretto di Gibilterra fino al Caucaso.

L’ultimo imperatore dell’Impero Romano fu Teodosio I e durante il suo breve dominio il cristianesimo divenne religione di stato. Nel 395 d.C., poco prima della sua morte, Teodosio decise di dividere l’Impero Romano fra i suoi due figli per gestire al meglio le difficoltà amministrative, ma tale divisione divenne definitiva. Nel 395 d.C., con lo smembramento dell’Impero Romano, l’Anatolia entrò a far parte del dominio dell’Impero Romano d’Oriente, tuttavia si trattava di un Impero nato già in declino, reso ancora più instabile dalla continue incursioni di orde barbariche che giungevano dal nord e dall’est.

L’Impero Bizantino raggiunse il suo massimo splendore sotto Giustiniano (527-565) che fece costruire anche la basilica di Santa Sofia. Dopo la sua morte l’impero si indebolì e Costantinopoli venne più volte assediata dagli arabi ed europei, fino alla sconfitta finale inflitta dai Selgiuchidi ai Bizantini. I Selgiuchidi furono una breve dinastia di origine turca, forse proveniente dal Turkestan. Erano un insieme di tribù di pastori nomadi convertiti come musulmani sunniti. Sconfissero l’Impero Bizantino nel 1071, vicino al Monte Ararat nei pressi del lago di Van. Dopo aver conquistato Nicea, Lidia e Konya, decisero di stabilire la loro capitale a Konya. L’irruzione dell’esercito mongolo interruppe il breve periodo dell’Impero Selgiuchide. L’impero si disintegrò nel 1299 e la morte dell’ultimo sovrano avvenne nel 1307.

L'Impero Ottomano, che sorse alla fine del XIII secolo, prese il nome da Osman, il capostipite della dinastia ottomana ed il primo sultano dell'Impero Ottomano. Egli guidò, più che un vero e proprio esercito, un gruppo di turchi nomadi in fuga dall'invasione dei mongoli, ma con un grande valore militare. Con Osman iniziò la rapida avanzata verso l’Europa e, nel 1453, gli ottomani erano abbastanza forti da conquistare Costantinopoli, sotto la guida del sultano Maometto il Conquistatore. L’Impero Ottomano raggiunse il massimo splendore nel XVI secolo, sotto il regno di Solimano il Magnifico. Solimano formalizzò la legge ottomana, intraprese molteplici campagne militari e fu grande promotore delle arti, morì nel 1566 in una campagna sul Danubio. Solimano fu anche l’ultimo sultano a guidare personalmente il suo esercito nei campi di battaglia; i suoi discendenti non lasciarono quasi mai il benessere e le comodità di palazzo e, senza alcuna conoscenza della vita reale del loro popolo, si dimostrarono incapaci di amministrare o espandere l’impero. Con il Trattato di Carlowitz del 1699, iniziò il declino dell'Impero Ottomano, e alcuni territori strategici furono persi. Le potenze europee si scagliarono come avvoltoi sull'impero ormai in frantumi. La Turchia cercò, senza alcun risultato, di modernizzare e rafforzare il proprio dominio, ma commise l'errore di entrare in alleanza con Germania ed Austria nella Prima Guerra Mondiale. Gli ottomani si trovarono così a combattere contro eserciti occidentali su più fronti. L’unica grande vittoria fu quella a Gallipoli, grazie alle brillanti capacità del tenente colonnello Mustafa Kemal, un valoroso militare prima, un abile politico poi, il fondatore e primo presidente della Repubblica Turca. Nel 1918 il grande impero venne smembrato e non ne restarono che l’Anatolia e la Tracia, ovvero i territori della Turchia odierna.

Nel 1920 il generale Mustafà Kemal detto Ataturk, che significa “il Padre dei Turchi”, a capo del Movimento d’Unità Nazionale, riuscì ad impedire che il Paese venisse ulteriormente suddiviso tra le gradi potenze. Sempre nel 1920 la Grecia invase Smirne e iniziò l'avanzata verso est. I turchi intervennero attivamente alla difesa del loro territorio. La guerra d'indipendenza durò dal 1920 al 1922 e terminò con una faticosa vittoria dei turchi e con l'abolizione del sultanato. Ataturk diede così il via all'impegnativo programma di ricostruzione della società turca e alla creazione, nel 1923, della Repubblica di Turchia con sede ad Ankara. Ancora oggi Atatürk è considerato "l'eroe nazionale" ed in ogni angolo del Paese si vedono sue statue e fotografie. Alla sua morte avvenuta nel 1938, si sono succeduti governi di varia tonalità politica, spesso sostenuti dal favore dell’esercito. Fu il suo braccio destro a raccogliere l’eredità di Ataturk, che riuscì, con fatica, a tenere la Turchia fuori dalla seconda guerra mondiale. Agli inizi dell'ottobre 2005 è stato raggiunto l’accordo per l'avvio dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione Europea.